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Page revised in March 2021.
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Frontispiece of the book
In this page fortresses in the Greek islands and mainland: in another page fortresses in Morea.
Isola di Corfù
Tra l'Isole dell'Ionio della Veneta Republica, tiene riguardevole luogo Corfù, qual è situata
nell'ultima parte del Golfo di Venezia bagnata dal Ionio. Anticamente li furono dati diversi
nomi, da Omero fù chiamata Scheria; da Climaco Drepano, che in lingua
Greca significa falce, da altri fù detta Efisa, Corinto, e da Poeti
Phenacia, da Macride nutrice, di Dionisio Macria, dal Porcacchi Effiso
da altri Cassiopea, Argos, Ceraunia, da Dionisio ne suoi comentarij fù
detta Corcyra, da altri Cercira, che finalmente dal volgo fù il nome mutato
in Corfù, ch'al presente ritiene. Benche non sia l'Isola più grande del Mediterraneo,
e però la più grande dell'Adriatico, essendovi stati habitatori Giganti. La sua lunghezza
secondo Plinio è di miglia 94, e come scrive il Volterano di miglia 97 italiani; non corrisponde
però tal misura à quella d'hoggidì più ristretta, e forse v'havrano incluso l'Isola di Paxo,
quale come registra il Paruta, era unita a Corfù; i terremoti la divisero per lo spatio
di dieci Miglia, come seguì all'Isole di Santamaura, di Cipro, e di
Sicilia. Al presente Corfù non è lungo, che settanta miglia da Ponente in Levante,
e largo dal Capo verso Ponente miglia 20, e da quel di Levante 12; in altri luoghi più e meno,
di maniera che tutto il giro è di miglia 120 e discosta per Levante da Capo d'Otranto incirca
miglia 60, da Venezia 700, da Tramontana per il Promontorio ov'è il scoglio della Serpe confina
coll'Epiro, lontana un miglio in circa, e per l'altro, che guarda a Levante è distante
miglia venti: questi due promontorij rinserrano trà la terra fermaun seno di Mare, che
communemente si chiama Canale di Corfù. E posta tra li gradi 39, e 41 di latitudine
settentrionale, e il grado 44, e 45 di longitudine, principiandola dalla aprte più occidentale
dell'Isola del Ferro. Hà la sembianza di falce, come s'è detto, la Città è situata nel mezzo sopra
un promontorio, che sporge in fuori. Di questa figura favolleggiano i Poeti, che Cerere
havendo richiesto a Vulcano la falce per donarla a Titani, ottenuta la nascose nella più
interna parte dell'Isola; mà poi dal continuo flusso del Mare corrosa, lasciò stampate le
sue vestigie nella Terra; più favoloso però è l'Interprete di Tineo historico, quale racconta,
c'havendo Saturno tagliato i gentali di Celo, ò pur Giove, quei di Saturno con la falce tosto
gettoli nel Mare, e che da loro nascessero due monti, sopra de quali furono con il tempo
fondate le due Fortezze inespugnabili di Corfù, ed acciò vivesse eterno questo fatto, prese Corfù
la forma di falce. E quest'isola divisa in quattro parti, che si chiamano da Paesani
Balie. La prima verso Levante è nominata Leschimo dal Marmora, Leuchino dal Porcacchi,
e Leucimme da Tucidide. La seconda dalla parte da Ponente è chiamata Laghiro, o Agirù.
La terza Mezzo; la quarta Loros, over Oros. Qualunque di questa hà i suoi distretti, e
territorij. Tutta l'Isola è occupata da un'aria ottima, come s'argomenta dalli Boschi
d'aranzi, e di cedri, ch'in abbondanza vi si coltivano. Hebbero ben ragione i Poeti
di celebrare cotanto gl'horti del Rè alcinoo, che quivi tenne la residenza, mentre il
terreno è molto fertile per le biade, copia di miele, e di cera, e della gran
quantità de vini, e d'oglio di singolar bontà; hà ancora dalla parte di Tramontana
molte belle pianure. Il primo territorio di Leschimo, in cui risplende qualche memoria
dell'antica, è Vescovale Città di Gardichi lontana due miglia dal mare di Garbino,
è famosa per un fonte, che scorrendo in fiume stretto, sbocca nel mare; le sue acque
servono al lavorio di numerosi molini: In questo Territorio vi sono 25 ville popolate
da dieci mille persone, benche la grossa villa di Potami, cosi nominata dal canale,
che la divide habitata da persone civili, e commode, chimare si possa villaggio. Quest'ha un canale
per cui navigano li Navilij al Mare. Il Territorio di Laghiro col nome ancora d'Agirù
è situtato a Ponente, abbondante ne campi di vitto humano; vi sono otto mille habitatori
in venti villaggi, e più ve ne sarebbero, se dagl'Africani non fosse stata demolita la Città
fondata sopra d'una Penisola, in cui al presente risiede un monastero di molti Religiosi,
c'hanno consacrato il Tempio al nome di Maria; la Chiesa si chiama Palio Castrizza, e il
Castello si nominò Angelo Castron, che nel promontorio Palacrù fondò Michiele Comneno
Imperatore, e hoggidì s'appella S. Angelo, il Terzo Territorio è Mezzo, in cui è posta
la Città di Corfù; a secoli andati un'altra maggiore ne rinserava, nel suo distretto.
In 60 miglia di dominio signoreggiano 30 Castelli, ò Villaggi, ch'assieme con la Città
capitale tengono venticinque mille Persone, il Quarto Territorio e Loros, over Oros
numeroso di 25 luoghi dentro il circolo di quaranta miglia populati d'otto mille anime;
il capo di questo anticamente era Cassiope, hor Cassopo Città famosissima. L'Isola non ha fiumi,
dalla parte però di Garbino v'e un fiume detto Mensogni, il quale sorge da un luogo,
dov'era la Fortezza chiamata Cardicchi; mà questo, come ancora gl'altri sono più tosto
torrenti, che fiumi. I popoli di quest'Isola quali fossero, varij sono i pareri, come si vede
nelle storie di Corfù del Marmora; hoggidì sono per lo più tutti Greci, e vivono conforme
il rito Greco. Nota Eustachio sopra Dionigi che l'Isola di Corfù fù già assai potente in Mare,
e nel tempo della Guerra de Persi contro la Grecia pose in mare trenta Galere armate.
Non solo per le storie de Greci, e nominata quest'Isola; ma anco per quelle di Tucidide,
narrandosi le battaglie della Morea, nelle quali i Corcirrensi intervennero molto spesso.
Si vede in Livio ancora, ch'essi furono con Q. Fulvio Flavo in armata a custodire la costa
di Calabria, e andarono a perseguitare gl'Ambasciatori Cartaginesi, quali da Annibale
furono inviati a fermare i capitoli della col Re Filippo di Macedonia, quali presi, e condotti
al Prefetto, furono mandati a Roma. Quest'Isola dominata molto tempi dalli Re di Napoli,
postasi in libertà dall'agitazione di quel Regno, si diede all'ubbidienza della Republica,
facendo prima consapevole Gio: Penefasco, ch'in quella Città era Console per i Veneti,
il quale portò l'avviso al Senato, e per quietare il Principe di Taranto, che pretendeva
ragione, gli fù inviato Pietro Compitelli, ò Campitelli Secretario, acciò gli rappresentasse
il pericolo, che seguirebbe, se quell'Isola cadesse in mano nemica, ed'offerendoli buona
somma di denaro, procurasse indurlo a contentarsi. L'Isola al riporto del Porcacchi
si fè vassalla alla Republica l'anno 1322; ma alli 9 Giugno 1327 Gio: Miani Capitan del Golfo
veramente la conseguì da Riccardo Altavilla, e da Gio: Alessio Cavalila; se bene il Marmora
asserisce ciò esser accaduto l'anno 1386, a 20 di Maggio, e lo ricava dalle scritture
autentiche estratte da quelli Archivij, il che seguì anco per opera, e consiglio
del Padre Maestro Giulio Vanello Conventuale di S. Francesco Predicatore celeberrimo, e
soggetto per la sua virtù, e bontà di gran concetto, e stima, nella dui cui Chiesa
di S. Francesco in quel tempo nominata S. Angelo, operò che il Miani prendesse le Chiavi,
e Possesso della Città, in memoria di che, fino il giorno d'oggi nella stessa si portano
assieme con tutto il Clero, li Pubblici Rappresentanti ogn'anno nel giorno sudetto di 20 Maggio,
a quali dal Reverendissimo Protto Papà viene ravvivata la memoria d'essa fonzione, e dedicatione,
e dalla pietà del Principe, sono stati assignati due ducati annui d'applicarsi in tanta cera
à quella Chiesa, per sola ricognitione di si grata memoria verso la Religione Serafica,
quali sino di presente quel Convento li conseguisce dalla fiscal Camera di Corfù.
In questa maniera fù posseduta fin l'anno 1401 alli 16 d'Agosto nel qual tempo Ladislao
Rè di Napoli figliolo di Carlo per lo sborso di trenta mille ducati la cedè libera alla
Republica. Si è sempre mantenuta a Veneti, da questi bene guardata, e custodita, perche
molto necessaria alla conservatione dell'Impero del Mare; mentre ha porti buoni, e capaci
di ricoverare l'armate con molto commodo, prossime alla difesa dell'altre Isole, e Stati
di Levante, impedendo all'Armate nemiche l'ingresso in Golfo, le quali non ardirebbero
passare avanti, lasciandosi alle spalle un'altra armata nemica in fortissimo sito; ond'à
ragione chiamasi per antonomasia Porta del Golfo, Antemurale d'Italia, Propagnacolo
contro de Barbari. In quest'ultimi tempi cresciuta la forza dell'Ottomano, la Republica
a beneficio commune della Christianità con edificij riguardevoli a sborso di gran danaio
hà fatto questa Fortezza inespugnabile; poiche nel mezzo circolo dell'Isola sporge in fuori
un scoglio sassoso sopra dicui è posta la Fortezza Vecchia, da tutte le parti
circondata dal mare, eccetto la sua fronte da terra, qual'è coperta da due Baluardi
con sua cortina, e buona fossa, che da mare a mare trapassa. Sott'à quest'è la Città,
a cui è attaccata la Fortezza Nuova inalzata sopra il monte S. Marco con infinita
spesa del del Publico per far fronte, e predominare l'altezza del Monte d'Abram, che vi stà
dirimpetto, del qual'ultimamente buona parte fù spianato. La Città che vanta
da Enea li suoi natali, hà il titolo d'Archiepiscopale. Sei Nobili Veneti vengono dalla
Republica mandati a reggerla, e durano in officio 24 mesi. Il primo hà titolo di Bailo,
il Secondo di Proveditore, e Capitano, il terzo, e il quarto de Consiglieri, uno che risiede
nella Città della Fortezza vecchia, l'altro nella Città; il quinto di Capitan Grande nella
Fortezza nova; e il sesto di Castellano del fortissimo Castello della Campana nella Città
vecchia. Nel 1537 vennero sopra l'Isola alla Campana della Città Vecchia 25 mille Turchi
commandati da Barbarossa per ordine di Solimano con 30 pezzi d'Artiglieria;
ergerono quattro Cavallieri, gl'armorono di cannone; mà per la distanza non poterono le palle
far brecchia nella muraglia; all'incontro l'artiglieria della principal Fortezza faceva
gran strage di Turchi; cinque Galee si sommersero, e quella del Barbarossa restò colpita da
cannonata. Fù mandato a Roma un'Estraordinario all'Ambasciatore Veneto, acciò rappresentasse
al Papa, ed'il Papa all'Imperatore, quanto danno havrebbe apportato la perdita di Corfù
a Napoli, alla Puglia, alla Sicilia, ed à tutta l'Italia, e ch'oprasse, che l'Imperatore
unisce cinquanta Galee, e cinquanta Navi, alte volte esibite contro il Turco, alle cento Galee,
alle Galeazze, ed'altrettante Navi, e tre Galeoni della Republica. |